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CineCulture: Il castello errante di Howl: l’architettura dell’identità

Sono passati quasi due decenni dalla prima proiezione de “Il castello errante di Howl” di Hayao Miyazaki, con la sua architettura impossibile che sfida la gravità con la stessa facilità con cui il film stesso sfida la semplice interpretazione. Come il castello, in parte organismo, in parte macchina, del tutto originale, la creazione di Miyazaki del 2004 continua a muoversi nel nostro paesaggio culturale, rivelando nuove stanze e passaggi a ogni visione.

 

Titolo: Howl's Moving Castle

Paese: Giappone

Anno: 2004

Regia di Hayao Miyazaki

 

Sophie Hatter, una giovane cappellaia, viene trasformata in una vecchia dalla gelosa Strega delle Lande Desolate dopo un incontro casuale con il mago Howl. In cerca di una cura, Sophie trova il magico castello errante di Howl e si finge una donna delle pulizie. Lì incontra Calcifer, un demone del fuoco legato a Howl da un contratto segreto, e Markl, il giovane apprendista di Howl.

Mentre Sophie vive nel castello, scopre che Howl sta combattendo una guerra insensata tra regni trasformandosi in una creatura simile a un uccello, rischiando di perdere la sua umanità a ogni trasformazione. Sophie scopre che anni prima Howl ha donato il suo cuore a Calcifer, creando il loro contratto vincolante.

Quando la maga di corte Madame Suliman tenta di costringere Howl a usare la sua magia per la guerra, Sophie lo difende e in seguito aiuta a salvare la Strega delle Lande Desolate, ormai priva di poteri. Dopo che il castello viene danneggiato da un bombardamento, Sophie capisce di amare Howl. In un momento di crisi, scopre che Calcifer possiede il cuore di Howl e glielo restituisce, spezzando la maledizione di entrambi.

Liberatisi tutti dai rispettivi fardelli, Sophie e Howl iniziano la loro vita insieme alla fine della guerra, dopo aver creato una nuova famiglia e una nuova casa.

 

Critica

Quando Miyazaki stava realizzando questo film, le forze americane e britanniche erano impegnate in Iraq. Questo contesto non può essere separato dalla stupefacente rappresentazione della guerra - enormi corazzate che oscurano i cieli, eleganti bombe che si abbattono sulle case dei civili, sfollati che arrancano lungo strade polverose.

“Questa è la guerra più stupida che abbia mai visto”, osserva Howl a metà del film. La frase squarcia gli aspetti fantastici dell'animazione con una perfezione documentaristica. L'approccio di Miyazaki è diretto e innovativo; invece di costruire elaborate metafore, mostra semplicemente la guerra come un'impresa fondamentalmente assurda, massiccia e distruttiva, senza uno scopo che vada oltre la sua stessa perpetuazione.

Più sottile è l'accusa a coloro che orchestrano il conflitto da una comoda distanza. Madame Suliman, con il suo contegno ragionevole e la sua parlantina articolata, rappresenta la peculiare capacità della burocrazia di rendere appetibile la distruzione. Quando afferma che di Howl “non ci si può fidare perché il suo cuore non è al posto giusto”, l'ironia è deliziosamente tagliente: chi orchestra la guerra è proprio privo di cuore.

Forse la cosa più rivoluzionaria è la tranquilla insistenza del film sulla famiglia come scelta piuttosto che come dato. Il castello ospita un gruppo di rifugiati: Sophie (sfollata a causa della sua maledizione), Howl (in fuga dagli obblighi), Markl (un apprendista senza genitori), Calcifer (una stella caduta), la Strega (privata del potere) e Testa di rapa (un principe maledetto).

Questo gruppo non si limita a tollerare le differenze, ma le richiede. Ogni membro contribuisce proprio a ciò che manca agli altri, creando qualcosa di più funzionale delle loro precedenti esistenze isolate.

Ciò che rende questa rappresentazione così avvincente è la sua concretezza. Il film presenta la creazione di famiglie alternative non come una dichiarazione politica radicale, ma come un adattamento umano e concreto. Le persone si ritrovano, creano una casa. Questo accade ogni giorno.

Il castello stesso rimane la metafora più perfetta del film: una struttura apparentemente impossibile, certamente poco pratica, ma innegabilmente viva. Le sue porte si aprono su città diverse, su possibilità diverse; i suoi componenti sembrano recuperati da fonti diverse; il suo stesso movimento suggerisce una resistenza alla fissità.

Quando viene distrutto e successivamente ricostruito in forma ancora più precaria, il castello incarna la filosofia essenziale del film: che la stabilità non richiede la permanenza, che l'adattamento vince sulla rigidità, che la casa viaggia con noi attraverso le nostre connessioni piuttosto che essere legata al luogo fisico.

Ciò che eleva l'opera di Miyazaki al di là del semplice intrattenimento è la sua capacità di individuare un significato profondo in momenti apparentemente piccoli. Quando Sophie annuncia, verso la “fine” del film, “È un bene che abbia lavato le vostre camicie”, non sta facendo una banale osservazione domestica, ma sta articolando la saggezza essenziale del film: che l'amore non si manifesta in grandi gesti, ma in atti quotidiani di cura.

Questa valorizzazione del quotidiano - pulire, cucinare, riparare - accanto al magico esemplifica la rivoluzione silenziosa di Miyazaki. Il suo vero atto radicale non è creare mondi fantastici, ma rivelare la meraviglia della vita ordinaria, l'eroismo della compassione di routine, la magia della connessione umana.

Nel viaggio di Sophie dall'auto-affermazione all'accettazione di sé, nell'evoluzione di Howl dalla paura alla vulnerabilità, nella loro relazione costruita sull'aiuto reciproco piuttosto che sul salvataggio, “Il castello errante di Howl” offre qualcosa di più duraturo dell'evasione. Presenta un modello di vita adattabile, compassionevole, in sintonia con la bellezza e l'impermanenza.

Come tutta la grande arte, “Il castello errante di Howl” non si limita a intrattenere, ma crea uno spazio - un castello di possibilità - in cui possiamo riconsiderare le nostre ipotesi sulla bellezza, il coraggio, la casa e le mutevoli architetture del nostro cuore.

 

Hayao Miyazaki (1941 - )

Il mio vicino Totoro, 1988 

Porco rosso, 1992 

La città incantata, 2001

Ponyo sulla scogliera, 2008 

Si alza il vento, 2013

Singer, Leigh. "Emperor of Anime". Dazed & Confused, vol. II, 82/2010: 122-125 [accesso con Polimoda account]

Niebel, Jessica, Pete Docter, and Daniel Kothenschulte. 2021. Hayao Miyazaki. Los Angeles, New York: Academy Museum of Motion Pictures ; DelMonico Books, D.A.P. (Catalogo della mostra, Los Angeles, Academy Museum of Motion Pictures, 30 settembre 2021 - 5 giugno 2022)

 

Ispirato da “Il castello errante di Howl”

Loewe 2023 capsule collection https://www.loewe.com/eur/it/stories-collection/loewe-howls-moving-castle.html#country-selector-panel

Wilkinson, Philip. 2017. Phantom Architecture. The Fantastical Structures the Word’s Great Architects Really Wanted to Build. London: Simon & Schuster 

 

[Pubblicato il 05/05/2025]