Il viaggio del colore blu e dell'indaco, da antico colorante a prodotto di moda contemporaneo, rappresenta una convergenza unica di storia materiale, simbolismo culturale ed evoluzione della moda. Attraverso le sue diverse manifestazioni - dal pigmento sacro alla tintura industriale, dall'abbigliamento da lavoro alla dichiarazione di moda - l'indaco e il suo principale veicolo moderno, il denim, continuano a evolversi e ad adattarsi ai mutevoli contesti culturali. La persistenza del significato emotivo e culturale del blu, unita alla capacità del denim di fungere da tela per l'espressione personale e culturale, suggerisce che questo viaggio è tutt'altro che concluso.
C'è qualcosa di quasi mistico nel modo in cui l'indaco si comporta. A differenza di altri coloranti naturali che penetrano completamente nel tessuto, l'indaco esegue una danza particolare: si aggrappa alla superficie delle fibre di cotone, creando una relazione d'amore permanente e deliziosamente infedele. Questa relazione tra colorante e fibra crea la firma del denim: quell'amata dissolvenza che rende ogni paio di jeans unico come un'impronta digitale.
Ma perché l'indaco? Perché non i ricchi marroni del mallo di noce o i neri profondi del legno di tronco? La risposta si trova in un matrimonio perfetto tra chimica, praticità e risonanza culturale che attraversa i continenti e i secoli. Prima del dominio globale dell'indaco, c'era il guado, il prodotto blu nativo dell'Europa. I campi medievali di Francia, Germania e Gran Bretagna fiorivano con le sue foglie, alimentando un'industria tessile affamata. Le mani dei fabbricanti di guado, permanentemente macchiate di blu, li contraddistinguevano come membri di un antico mestiere. Entrambe le piante, pur essendo botanicamente diverse, condividevano un segreto: contenevano indigotina, il composto che avrebbe vestito mezzo mondo.
La magia inizia nella vasca di tintura, dove l'indaco si trasforma da giallo-verde a blu brillante attraverso l'ossidazione, un processo che crea un legame insolitamente stabile con il cotone. Questo legame è paradossalmente solido e al tempo stesso cedevole. Protegge la fibra e allo stesso tempo permette l'usura graduale che gli amanti del denim inseguono, quelle mappe personali di segni di sbiadimento e baffi che raccontano la storia della vita di un capo.
Considerate la praticità: il tessuto tinto con l'indaco si rafforza con i primi lavaggi, a differenza di molte tinture naturali che indeboliscono gradualmente il loro ospite. È come se il blu stesso diventasse uno scudo, proteggendo i lavoratori che per primi indossavano questi indumenti nei campi e nelle miniere. Questa qualità protettiva non era solo fisica: in molte culture il blu aveva un peso spirituale, si credeva che allontanasse il male e portasse fortuna.
Anche l'economia ha fatto la sua parte. Se inizialmente era prezioso, tanto da valere il suo peso in oro quando percorreva la Via della Seta, l'indaco divenne più accessibile con la diffusione della coltivazione. Le piantagioni di indaco del Sud americano, anche se costruite sulle brutali fondamenta della schiavitù, alla fine hanno contribuito a democratizzare il blu che sarebbe diventato un linguaggio globale di abbigliamento casual.
Oggi l'industria del denim utilizza in gran parte l'indaco sintetico, figlio della chimica tedesca del XIX secolo, che imita le proprietà peculiari del suo antenato naturale. Tuttavia, la chimica di fondo rimane la stessa: quella curiosa danza di superficie che crea la qualità di vita del denim. Gli innovatori moderni inseguono alternative sostenibili, ma tutti cercano di replicare ciò che l'indaco fa naturalmente: creare un colore che vive e respira con chi lo indossa.
In un'epoca di scelte infinite e di possibilità sintetiche, scegliamo ancora il blu per i nostri jeans. Forse perché l'indaco non è solo un colore: è un processo, una storia, un modo di segnare il tempo e l'esperienza nel tessuto. Altre tinture colorano la stoffa; l'indaco la trasforma in qualcosa di vivo.
La storia del perché abbiamo scelto il blu per il denim non riguarda solo la chimica o l'economia, ma anche il fatto che a volte, raramente, la scelta pratica è anche la più bella. L'indaco e il denim si sono trovati e, così facendo, hanno creato qualcosa di più grande di quanto potesse essere da solo: una seconda pelle che invecchia con noi, che racconta le nostre storie, che diventa più noi stessi a ogni capo indossato.
Alla fine, forse non abbiamo scelto l'indaco. Forse l'indaco, con le sue proprietà peculiari e la sua profonda bellezza, ha scelto noi.
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[Pubblicato 15/01/2025]